19 gennaio 2023

Primo trapianto di polmone da vivente in Italia. Maria Beatrice Stasi: “Uno sforzo straordinario”

 
“Il mio apprezzamento va a tutto il personale che ha gestito il duplice intervento. Casi clinici così complessi sono possibili grazie a uno sforzo organizzativo straordinario. Decine di professionisti, ciascuno nel proprio ruolo, hanno dato un contributo prezioso in tutte le fasi, nei reparti, nelle sale chirurgiche, nei laboratori, nelle sedi e negli uffici del personale tecnico e amministrativo. E’ grazie a questo lavoro di squadra che il nostro ospedale, una grande azienda pubblica, raggiunge e mantiene standard clinici d’avanguardia, non soltanto a livello nazionale”.

Così Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell’ASST di Bergamo, fino all’84 residente con la famiglia a Mandello Lario, commenta il primo trapianto di polmone da vivente in Italia eseguito all’ospedale “Papa Giovanni XXIII” del capoluogo orobico.
E’ un bimbo di soli 5 anni, proveniente da fuori regione, il paziente sottoposto martedì scorso al trapianto e il donatore è suo padre, che aveva già donato al figlio il midollo per curare una rara malattia che lo affligge dalla nascita.
Si tratta di un caso molto raro, con pochi precedenti in Europa. Il bambino è affetto da talassemia, malattia del sangue che aveva reso necessario il trapianto di midollo. La donazione del midollo dal padre, con conseguente “trasferimento” del sistema immunitario del genitore sul figlio, aveva però generato la cosiddetta malattia da trapianto contro l’ospite (la GVHD), una grave complicanza che si osserva nei pazienti sottoposti a trapianto allogenico.
Questa forma di rigetto aveva causato al bambino un danno grave e irreversibile alla funzionalità polmonare, che ha reso necessario il trapianto di polmone effettuato a Bergamo.

Maria Beatrice Stasi, direttore generale dell'ASST di Bergamo.
 
“L’estrema rarità di questi casi - spiega Michele Colledan, direttore del Dipartimento di insufficienza d’organo e trapianti e dell’Unità di chirurgia generale 3 dell’ASST “Papa Giovanni XXIII” - e i limiti tecnici del trapianto da vivente, nel caso del polmone non lo rendono un’opzione terapeutica di facile applicazione. Per questo, diversamente da quanto si verifica per altri organi, non viene abitualmente considerata un’opzione alla portata di tutti, in grado di contribuire efficacemente all’abbattimento delle liste d’attesa. L’intervento segna per il nostro ospedale una tappa importante in un percorso di crescita dell’attività trapiantologica quasi quarantennale. Un cammino intrapreso grazie al pionierismo di Lucio Parenzan nella cardiochirurgia pediatrica e che ci ha portati, anche grazie a Giuseppe Locatelli, alla specializzazione nelle patologie del bambino congenite e acquisite e che, negli ultimi 20 anni, si è rafforzata puntando a un’attività clinica di alto livello sul polmone, anche nell’adulto”.
La donazione di polmone da vivente è un’opzione possibile, ma finora eseguita soltanto in rari casi e in pochissimi Paesi del mondo, soprattutto in Giappone e nel Nord America a causa della sua applicazione estremamente complessa.
Il doppio intervento di prelievo e di trapianto ha richiesto l’impiego di due sale chirurgiche adiacenti, che hanno lavorato in parallelo. La procedura in sala operatoria è durata 11 ore. L’intervento è stato guidato e coordinato da Michele Colledan.

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