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Nicola Perego, primo a sinistra, in una foto che lo ritrae con Mauro Panzeri e Mario Anghileri. |
Antonio Rusconi, fino allo scorso anno sindaco di Valmadrera, ricorda così Nicola Perego, scomparso improvvisamente ieri all’età di 78 anni:
Se dovessi raccontare a un giovane l’esperienza politica e umana di Nicola Perego la prima parola che metterei in evidenza è “quotidianità”, perché nella sua esperienza di sindaco e di amministratore locale mi ha insegnato la disponibilità a trovare spazio e tempo per ogni persona e per ogni problema, sottolineandomi che lo “straordinario” dell’amministrare risiede appunto nella quotidianità.
È forte dunque in me e in tante persone che lo hanno conosciuto l’idea non solo di un ricordo ma di una restituzione, l’andare oltre la nostalgia di una politica fatta di passione e di valori autentici, non soltanto di uomini solitari ma di una generazione preparata alla politica dall’esperienza di fede, che è stata gran parte della storia gloriosa e fondamentale della Democrazia Cristiana in questa provincia e in questo territorio in particolare.
Ho conosciuto Nicola, come allora era naturale, in oratorio, lui che oltretutto, a livello di responsabili, rappresentava l’anello di congiunzione tra l’esperienza di don Luigi e quella successiva di don Eugenio: fu lui a convincermi, a nemmeno 19 anni, ad accettare l’incarico di consigliere di quartiere, primo impegno concreto in politica, a frequentare le riunioni dei giovani della Dc di Valmadrera, a farmi capire un concetto per lui fondamentale: per chi si voleva impegnare ad amministrare la propria comunità l’onestà era un prerequisito, ma la competenza, la preparazione dei singoli problemi era l’aspetto più necessario.
Uomo di profonda fede, ha vissuto l’esperienza della politica come traduzione concreta e diretta dentro il tessuto e la storia del cattolicesimo democratico. Aveva il giusto e sano orgoglio di essere un amministratore locale, che conosceva Valmadrera dalle associazioni ai sensi unici, compreso il suo “Mulinetto” dove era cresciuto, appartenente a una generazione che sentiva il dovere di una chiamata ma mai il diritto di una pretesa, in una logica in cui il meglio della società civile di un territorio era presente “nei fatti”, parte di una generazione convinta dell’importanza della politica, ma che era altrettanto importante avere un proprio lavoro per non “vivere di politica”, perché il servizio al proprio comune, o meglio alla propria comunità, fosse la forma di politica più diretta, quella dove il sindaco guarda in faccia il cittadino che lo chiama il giorno dopo per avere una risposta concreta, quella visione sturziana del valore delle autonomie locali, dove la politica si calcola più da vicino sulla misura della vita.
Giustamente il sindaco Cesare Colombo lo ha definito "uomo del fare": tra le tante opere realizzate in particolare come sindaco vorrei evidenziare, dopo la drammatica situazione dell’alluvione del 27 giugno 1990, la scelta di mettere in sicurezza tutto il corso del Rio Torto, da via Roma fino al termine del centro sportivo, sicuramente un investimento per quei tempi enorme, che non prevedeva inaugurazioni, tagli di nastri, ma che metteva la sicurezza al primo posto.
Questa sua esperienza l’aveva poi portata come responsabile della scuola “Gavazzi”, del Cfp “Aldo Moro”, della commissione economica della parrocchia, del gruppo di volontari per il restauro della chiesa parrocchiale: non c’era intervento, iniziativa, dove la sua capacità di coordinamento non fosse determinante a realizzare e completare l’opera. In particolare all’“Aldo Moro” vedeva realizzata l’importanza delle scuole tecniche e professionali, frutto di scelte personali di studio anche con impegno serale e dell’esperienza di lavoro e del rapporto con tante attività produttive del territorio.
Il suo apporto è sempre stato determinante anche all’interno di “Progetto Valmadrera”, dalla fondazione con Beppe Silveri al sostegno di cinque diversi candidati sindaci, fino all’impegno concreto come coordinatore nell’ultima campagna elettorale di Cesare Colombo, mai risparmiandosi, scegliendo anzi per lui i lavori più concreti e umili.
Era, a partire dalla sua bellissima famiglia, convinto profondamente che ciò che è cristiano è veramente umano, fedele alla lezione di vita degasperiana che imponeva che la vita privata fosse la stessa immagine di quella pubblica. Per questo sarà importante, nella sobrietà che gli era propria, fare memoria della testimonianza di vita di Nicola, quest’idea che la politica è anzitutto un impegno concreto per la tua polis, la tua città, perché diventi una semente per progetti futuri a servizio della nostra Valmadrera. Grazie, Nicola. Uno che ci mancherà.
Antonio Rusconi
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