26 maggio 2019

Da Lecco alla Valtellina. Monica Taschetti è il primo sindaco donna di Fusine


La "squadra" di "Progetto Fusine". Sesta da sinistra, Monica Taschetti.

(C.Bott.) Da domani pomeriggio, una volta ufficializzato l’esito del voto, sarà la prima donna nella storia amministrativa di questo piccolo centro della provincia di Sondrio a “indossare” la fascia tricolore. Già da questa sera, in ogni caso, si può affermare che Monica Taschetti sarà il nuovo sindaco di Fusine, dove nell’ultimo quinquennio amministrativo ha ricoperto la carica di assessore alla Cultura, all’istruzione e ai servizi alla persona.
54 anni, lecchese trapiantata da un paio di decenni in Valtellina, Monica Taschetti guida la lista civica “Progetto Fusine”, unico schieramento in corsa per il voto amministrativo di oggi.
L’ufficialità, come detto, la si avrà soltanto nel primo pomeriggio di domani una volta ultimato lo spoglio delle schede, ma già alle 19 di questa sera la soglia del 50 per cento più 1 dei votanti indispensabile per scongiurare il commissariamento del comune era stata largamente superata.
Monica Taschetti, nuovo sindaco di Fusine.
Sposata e madre di due figli, Monica Taschetti ha lavorato per vent’anni come grafica editoriale in vari periodici lecchesi, per poi intraprendere la collaborazione giornalistica con testate valtellinesi. Si è quindi appassionata alle tematiche sociali, arrivando a conseguire il diploma di counseling, professione che si occupa della qualità della relazione.
“Mettermi al servizio è il mio modo di essere - aveva scritto nella scheda di presentazione all’elettorato di Fusine -  L’ascolto, i retti rapporti, la ricerca del bene comune, la gentilezza e l’attenzione all’uso delle parole sono ciò che mi caratterizza e che metto a disposizione, insieme a quel senso di concretezza e di impegno che ha caratterizzato questi ultimi cinque anni da assessore”.
Ai cittadini di Fusine, Monica Taschetti aveva anche fatto una promessa: “Mi metto a disposizione del mio e vostro paese con un senso di gratitudine per la fiducia che la “squadra” di cui faccio parte mi riconosce. Mi piace lavorare in gruppo, credo nella forza del lavoro d’insieme e con loro condivido il desiderio di essere utili alla nostra comunità”.

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