17 maggio 2019

La Resistenza e la scelta di combattere per valori di libertà e giustizia sociale


di Claudio Redaelli
Un omaggio alle tante donne e ai tanti uomini che hanno combattuto e in molti casi sono morti per poter consentire a tutti di vivere e crescere in una nazione libera e democratica. Un omaggio a quanti, nel 1945, erano ragazze e ragazzi, e un ideale messaggio ai giovani, la memoria per il futuro.

Non è trascorso neppure un mese dal 25 aprile, 74° anniversario della Liberazione, e allora appare doveroso ricordare che Lecco ha avuto - insieme alla Resistenza partigiana - anche quella resistenza che prese forma quando nacque il fascismo come movimento, come partito e poi come regime. Nacque come opposizione disarmata ma durò a lungo, nonostante i tradimenti, le defezioni, le botte e le umiliazioni.
Era il 1998 quando un “quaderno” della Sinistra giovanile lecchese volle approfondire quelle realtà sviluppatesi nel nostro territorio, innanzitutto con uno scritto di Angela Locatelli Guzzi, in quegli anni presidente provinciale dell’Anpi, che dichiarava che il popolo italiano trovatosi improvvisamente senza Stato (era l’8 settembre del ’43) prese spontaneamente l’iniziativa contro i nazisti. E contro i fascisti.
Camillo Redaelli, comandante partigiano dell'Oggionese.
Scelse la sua strada e scelse il suo nemico. “Ha scelto di combattere - scriveva - anche se disarmato, contro una società barbara, incivile e crudele. Il popolo italiano ha trovato in quegli anni valori nuovi e valori dimenticati, da scoprire nell’animo di ciascuno”.
“Valori di pace - aggiungeva Angela Guzzi - di libertà e di giustizia sociale, valori raccolti poi nei princìpi fondamentali della Costituzione, nata da un incontro di culture diverse ma ugualmente democratiche e antifasciste. Valori che noi auspichiamo non vengano mai cancellati ma rispettati, perché scritti con il sangue dei nostri fratelli caduti nella lotta di Liberazione”.
Poi altre testimonianze racchiuse dentro quel “quaderno”, tanti episodi e i nomi di personaggi che legarono il loro nome e la loro azione alla Resistenza: don Achille Bolis, Giuseppe Galbani e Ulisse “Odo” Guzzi. Si deve proprio a lui e alla moglie Angela Locatelli se la città di Lecco ha avuto un archivio ineguale di documenti sulla Resistenza. Attivo nei ruoli militari delle forze partigiane, accanto al colonnello Umberto Morandi del quale fu vicecapo di stato maggiore, vide passare dalla sua casa allo Zucco di Olate i maggiori esponenti proprio della Resistenza.
Quindi Virgilio Vanalli. Fuggito dal campo di concentramento di Bolzano, nel dopoguerra fu uno tra i principali organizzatori del movimento sindacale. Nel 1953, per attività sindacale all’Arlenico, venne licenziato. Assunto lo stesso giorno alla Forni Impianti, fu licenziato il lunedì successivo.
Con decreto del presidente della Repubblica del 19 settembre 1974 Lecco fu insignita della medaglia d’argento al valor militare per l’attività partigiana e nella motivazione si leggeva: “Il prezzo di sangue generoso offerto dai combattenti e dai cittadini colpiti dalle rappresaglie suggellò il contributo offerto dalle genti di Lecco alla causa della libertà della patria”.
Di grande significato anche altre testimonianze, come quella del partigiano Camillo Redaelli, del quale il 19 dicembre 1945 il rappresentante provinciale del Corpo volontari della libertà, il già citato Umberto Morandi, dichiarava essere stato regolarmente inquadrato nella 176.ma Brigata S.A.P. “Livio Cesana” dipendente dal C.V.L. Settore di Oggiono in qualità di comandante di settore dipendente dall’Associazione nazionale partigiani.
Storie, persone e testimonianze su cui riflettere. Come le parole di un condannato a morte: “Questo è un triste ma al tempo stesso bel momento di morte. Triste eppure bello perché tutto è nitido e chiaro, perché ha un significato che trascende il dolore: è salvezza per tutti”.

Nessun commento:

Posta un commento