13 giugno 2022

Faido e quel legame della famiglia Guzzi. La Svizzera “dedica” una targa a Carlo e al “Naco”

A ricordare i trascorsi elvetici dei nonni del co-fondatore della Casa dell’Aquila è un cartello collocato a Tengia e inaugurato ieri in occasione del raduno di veicoli d’epoca organizzato dai “Trabicoi vecc”

(fotoservizio Gianni Redi)


(C.Bott.) Faido, poco meno di 3.000 abitanti, comune del Canton Ticino. Qui nel fine settimana è andato in scena, per iniziativa dei “Soci di trabicoi vecc”, il nono raduno di veicoli d’epoca, che tra esposizioni, bike trial show, bancarelle, giri panoramici, giochi e intrattenimenti vari ha richiamato in terra elvetica numerosi appassionati delle due e quattro ruote.

Nel programma della manifestazione rientrava anche, nel pomeriggio di domenica 12 giugno, un evento dedicato ai 100 anni (più uno) della Moto Guzzi. E a Faido c’era, non a caso, una nutrita rappresentanza mandellese. C’era il Moto Guzzi club Mandello, con il suo presidente Stefano Bonacina. E c’era l’Associazione Giorgio Ripamonti, con Giovanni “Gechi” Trincavelli, Valerio Snider, Franco Rizzuti, Pierluigi Nurri e Gianni Redi, con il diorama dell'antica officina di via Cavour da lui stesso realizzato.

Una trasferta non casuale, quella che ha portato i fedelissimi della Casa dell’Aquila dal Lario al Canton Ticino. Al territorio elvetico - nello specifico proprio a Faido e a Tengia, una delle sue frazioni - si lega infatti la storia della famiglia Guzzi. I genitori di Palamede Guzzi, nato nel 1845, padre di Carlo e Giuseppe, vissero con la famiglia a Tengia.



Insegnante di fisica al Politecnico di Milano e titolare con il collega Ravizza di uno studio di progettazione e di una ditta di costruzioni elettromeccaniche, lasciò la Svizzera “per le pianure milanesi” (lo si legge in uno scritto del “Naco”). “Cittadino patrizio di Rossura”, all’epoca comune (Tengia era una sua frazione) e soltanto in seguito divenuta a sua volta frazione di Faido, morì nel 1906 ed è sepolto a Mandello Lario con la moglie Elisa Cressini, genovese di ottima famiglia.

I Guzzi si “dividevano” in vari ceppi familiari, che si distinguevano uno dall’altro con l’aggiunta di un nome, oppure di un’estensione del cognome. Così oggi sono ancora presenti i Guzzi-Mauro e i Guzzi-Carlino, mentre non risulta vi siano ancora discendenti dei Guzzi-del Vecchio, dei Guzzi-padrone e dei Guzzi-pantalone (di questi cognomi restano alcune lapidi al cimitero di Rossura).



Sui trascorsi elvetici della famiglia Guzzi ha “indagato” a lungo (e attentamente) Giovanni Trincavelli. Nell’officina meccanica del “Giorgio ferèe” a Mandello è infatti conservato un documento - datato 29 dicembre 1957 - tratto da uno studio sui trafori alpini elaborato da Giuseppe Guzzi, come detto fratello del co-fondatore della Casa dell’Aquila. Vi si legge: “Premetto che non ho competenza specifica sui trafori alpini, per quanto abbia avuto occasione di progettare molte strada di montagna e per causa di esse di dirigerne anche i lavori di costruzione”.

E più oltre: “Però il problema dei trafori alpini mi ha sempre appassionato, come del resto ogni lavoro in alta montagna. Sarà forse il richiamo della montagna abbandonata dai miei nonni che lasciarono a suo tempo il nativo paesello di Tengia (Val Leventina) per la pianura milanese?...”.



A ricordare il legame dei Guzzi con la vicina Svizzera è ora anche una targa collocata proprio a Tengia presso la fermata dell’autopostale e inaugurata ieri in occasione del raduno organizzato come detto dai “Trabicoi vecc”. La targa riporta lo scritto di “Naco” Guzzi e, accanto, la sua foto e quella del fratello Carlo.

Alla cerimonia hanno presenziato tra gli altri il sindaco di Faido Corrado Nastasi, il presidente dei “Soci di trabicoi vecc” Domenico Barenco, Daniele Zanzi in rappresentanza dell’assessorato al Turismo del Comune di Faido, il presidente del “patriziato dei Guzzi”, Romano Guzzi, ed esponenti del Moto Guzzi club Ticino.

Al primo cittadino di Faido è stata consegnata una lettera del sindaco di Mandello Lario, Riccardo Fasoli. Le autorità pubbliche locali sono state invece omaggiate di alcuni libri scritti da Elena Bianchi Buzzi autografati dalla figlia, Silvia.

















































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