16 agosto 2019

Lecco e Casa don Guanella piangono Gimondi, campione nello sport e nella vita


Lo scorso anno, ospite della comunità educativa di don Agostino Frasson, disse: “La famiglia è stata la mia vittoria più importante”
Felice Gimondi con don Agostino Frasson a Casa don Guanella di Lecco nel marzo dello scorso anno.
di Claudio Bottagisi
Uno dei più grandi corridori di sempre. E un amico, un grande e sincero amico di Casa don Guanella, di don Agostino Frasson e dei “suoi” ragazzi. Ma anche del progetto di agricoltura sociale portato avanti dalla comunità educativa lecchese a Valmadrera.
Felice Gimondi,  vincitore di tre Giri d’Italia e di un Tour de France, è morto oggi pomeriggio a Giardini Naxos, località nei pressi di Taormina, in Sicilia. Avrebbe compiuto 77 anni in settembre.
Un lutto per il mondo dello sport per la scomparsa di un campione  a 360 gradi. Un lutto per il ciclismo italiano e internazionale, pensando alle grandi vittorie da lui conquistate nella sua carriera professionistica: oltre al Tour del '65 e alle tre edizioni della “corsa rosa” (1967, 1969 e 1976), come detto, anche una Vuelta, il campionato del mondo su strada a Barcellona nel ’73, una Parigi-Roubaix, una Milano-Sanremo e due Giri di Lombardia.
Felice Gimondi firma il murales dei campioni.
Di queste e di altre grandi vittorie, ma non soltanto, Gimondi aveva parlato a Lecco nel marzo dello scorso anno, ospite con la figlia Norma di Casa don Guanella.
“L’abbiamo inseguito a lungo ma ce l’abbiamo fatta a portarlo qui”, aveva detto don Agostino ai numerosi intervenuti alla cena benefica organizzata nel salone della comunità educativa di via Amendola.
Una grande carriera quella di Gimondi, certo, ma soprattutto un uomo con ideali profondi, a iniziare dalla famiglia. “Mia moglie Tiziana mi ha sempre dato il coraggio per superare ogni difficoltà e di guardare avanti - aveva detto - e lei è sempre stata al mio fianco fin da quando, giovanissima, l’ho portata a vivere dalla Liguria, dove l’avevo conosciuta, in Val Brembana”.
Gimondi e sua figlia Norma con il bel ritratto del campione bergamasco realizzato dall'artista Afran.
“Lei c’era sempre - aveva aggiunto - e mi tranquillizzava non appena c’era qualche problema. Il 50 per cento delle mie vittorie è merito suo, perciò voglio dedicare a lei 50 dei miei più grandi successi. Poi ci sono le mie figlie Norma e Federica. Sì, devo dire che la famiglia è la mia vittoria più importante”.
Aveva parlato anche del progetto di Cascina don Guanella, Gimondi. E aveva detto che “è bello trovare persone come don Agostino e come i suoi educatori che dedicano il loro tempo a ragazzi che altrimenti rischierebbero di essere emarginati”. “Qui trovano il loro equilibrio e una seconda famiglia - aveva sottolineato l’ex campione originario di Sedrina - e del resto Casa don Guanella è nata per accogliere ragazzi in difficoltà”.
Gimondi aveva parlato poi della sua carriera ciclistica. E della rivalità con Merckx. “Era fortissimo - aveva affermato con un sorriso - e abbiamo lottato con il coltello tra i denti, ma lui non si accontentava mai e voleva vincere sempre. Ci siamo rispettati e per me è stato ed è tuttora un grande amico. L’ho ammirato per la sua tenacia, il suo coraggio e il suo temperamento”.
E' il settembre 2012. Gimondi a Lecco con il mandellese Ugo Balatti, tragicamente scomparso nel febbraio 2013.
In precedenza Felice Gimondi aveva guardato il filmato realizzato da Dario Santorelli, educatore della comunità educativa lecchese, in cui erano riassunte vita e carriera del grande campione bergamasco. Quindi la cena, con i prodotti, il vino e la birra della cascina. E l’omaggio a Gimondi del bel ritratto realizzato dall’artista Afran. Poi, prima del congedo, la promessa strappata all’ex campione da don Agostino di parlare a Merckx del “Don Guanella”. E, se possibile, di portarlo un giorno a Lecco a conoscere di persona i progetti della Casa.
Non ne ha avuto il tempo, purtroppo. Perché oggi Felice Gimondi - che al “Don Guanella” era già stato nel settembre 2012 alla presentazione del "Lombardia", che quell’anno si concluse sul lungolago lecchese - se n’è andato. La sua fuga più lunga, purtroppo senza ritorno.

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