13 maggio 2021

Suor Maria Laura beata. “Finché ci sono queste figure, non muore la speranza nel futuro”

A dirlo fu Gianfranco Avella, all’epoca del delitto procuratore della Repubblica a Sondrio. Nel libro di Michele Cervati “In nome di Satana” il demoniaco nell’omicidio della religiosa

Suor Maria Laura Mainetti, originaria di Colico, uccisa a Chiavenna nel 2000.


di Claudio Redaelli

E’ la notte del 6 giugno 2000 e a Chiavenna suor Maria Laura Mainetti, madre superiora di una Congregazione del luogo, viene uccisa con una serie di coltellate. Il caso, uno tra i più raccapriccianti della storia giudiziaria, sconvolge le coscienze dell’intera nazione, non soltanto della comunità della valle.

Dopo l’arresto delle autrici dell’efferato assassinio - tre ragazze del posto, minorenni - affiorano risvolti inquietanti. Si evoca, come movente, un’entità dal nome quasi impronunciabile: Satana.

Passano alcuni anni e l’avvocato Michele Cervati, all’epoca difensore della famiglia della religiosa, affronta in un libro pubblicato da “Faust Edizioni” e dal titolo In nome di Satana la matrice dell’omicidio come emerge dalle carte processuali, pubblicando per la prima volta stralci di interrogatori, atti delle indagini, perizie, fotografie e sentenze.

Quel libro cerca di approfondire lati della vicenda mai del tutto chiariti: le tre baby-killer erano completamente sane di mente? Hanno agito da sole? E qualcuno era a conoscenza del loro piano agghiacciante?

Suor Maria Laura aveva 61 anni. Nata a Colico nel 1939 e ultima di dieci figli, sua madre morì pochi giorni dopo il parto e lei venne cresciuta dalla sorella maggiore. A 18 anni decise di entrare nella congregazione delle “Figlie della Croce”, scelta oltremodo radicata in lei tanto da firmarsi sempre per esteso come “suor Maria Laura figlia della Croce”. E’ una croce che abbraccia e ama, che la spinge ad aprirsi agli ultimi, soprattutto ai giovani che vede smarriti.

Di se stessa la religiosa diceva: “Ci sono costanti che mi hanno sempre accompagnata: una gioia profonda, al di là delle difficoltà, la certezza di Cristo che mi ama, mi perdona, mi rinnova e non mi abbandona mai, l’amore per ogni persona come tale, in quanto incarnazione di Cristo, particolarmente i meno amati”.



Il prossimo 6 giugno, a distanza di 21 anni esatti dalla sua uccisione, suor Maria Laura verrà beatificata con una solenne cerimonia che si terrà a Chiavenna.

Sarà una giornata indimenticabile, che accompagnerà chiunque avrà modo di esserne partecipe alla scoperta della figura di Suor Maria Laura e dei luoghi in cui ha vissuto e operato. Saranno creati percorsi nei luoghi simbolo dell’esistenza della religiosa, a cui si potrà accedere: Colico, con la casa natale e la chiesa di Villatico dove venne battezzata, e Chiavenna con la stanza all’interno dell’ex Istituto Immacolata, il luogo del martirio in via Poiatengo e quello della sepoltura, presso la collegiata di San Lorenzo.

Saranno organizzati anche eventi e incontri nei giorni antecedenti la cerimonia di beatificazione per approfondire la figura e l’opera della religiosa attraverso il confronto e la condivisione.

Tornando al libro dato alle stampe nel 2016 da Michele Cervati, va detto che a curarne la presentazione era stato Gianfranco Avella, all’epoca del delitto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Sondrio, che al quotidiano Avvenire dell’11 luglio 2000 rilasciava questa dichiarazione: “In questo procedimento emerge una figura esemplare, affascinante sotto il profilo spirituale, quella di suor Maria Laura che, uscita dal convento per fare del bene, per portare aiuto, mentre viene colpita a morte pensa soltanto a chiedere a Dio perdono per le sue carnefici. E’ una di quelle figure rarissime che provano che non tutto è materia, interesse personale, denaro, consumo”. “Finché ci sono queste figure - concludeva Avella - non muore la speranza nel futuro. Sono le luci del mondo”.

L’introduzione di In nome di Satana portava invece la firma del missionario ed esorcista Cesare Truqui, il quale scriveva: “Cervati si spinge oltre il resoconto giudiziario dei fatti o la trascrizione particolareggiata degli atti processuali. Testimone sbalordito dalle confessioni delle tre ragazze e togliendosi la veste di giurista scende in profondità a cercare le ragioni dell’irragionevole caso da lui seguito in difesa dei parenti di suor Maria Laura”. E ancora: “Il libro vale pena di essere letto. Si tratta della ricerca di luce in un caso ammantato di buio e di non senso”.

Nella prefazione, poi, lo stesso Michele Cervati spiegava che il percorso che lo aveva condotto a pubblicare quel libro era stato “sofferto e meditato”. “Mi ha infatti riportato alla mente - osservava l’autore - le emozioni provate nell’affrontare una vicenda giudiziaria così delicata nei miei primi anni di professione”.

Due, in particolare, gli episodi su cui si sofferma. “Il primo - spiega appunto nelle pagine introduttive del libro - avvenne nel momento in cui andai a prendere la chiavetta su cui avevo memorizzato la tesi su “Satanismo e criminalità” preparata per l’Università di San Marino e mi accorsi che era sparita dal cassetto della scrivania dove era stata riposta. La sorpresa fu a dir poco stupefacente quando, parecchio tempo dopo, la chiavetta ricomparve, in maniera altrettanto misteriosa, nel medesimo cassetto da cui si era… allontanata”.

Poi il secondo episodio: “Una sera mi trovavo a Torino. Avevo iniziato a scrivere da una ventina di giorni e avevo riposto tutto il materiale che mi occorreva in una grossa borsa da lavoro che portavo con me e che, prima di allontanarmi, avevo lasciato nel bagagliaio della mia automobile. Mai avrei immaginato che mi sarebbe stata scassinata la macchina e prelevata la borsa con tutto il suo prezioso contenuto, andato perso per sempre o, in parte, recuperato a fatica in copia. Il timore e la sensazione che stavo andando a toccare un argomento scottante, forse da evitare, furono reali”.

Alla fine, però, la pervicacia prevalse sullo sbigottimento e sullo sconcerto, consentendo a Cervati di raggiungere l’obiettivo che si era posto. E a lavoro ultimato l’auspicio - per ammissione dello stesso autore del libro - è che l’analisi che ne è  scaturita “possa fornire un contributo alla migliore comprensione di un fatto di cronaca unico nel suo genere e capace, ancora oggi, di sconvolgere le coscienze”.

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