02 marzo 2022

L’ultimo saluto a Giorgio Redaelli. “Ora sei sulla vetta più alta. Nonno, ti ameremo sempre”

A Mandello Lario l’addio al "re del Civetta". Una nipote: “Ti piaceva tanto, la montagna, ma ti piaceva anche il golf e adesso sei andato a giocare in un posto migliore”



(C.Bott.) “Sei tornato in vetta… Buon viaggio, re del Civetta!”. Caterina ricorda nonno Giorgio. Ricorda le tante partite a carte con lui, ricorda i momenti più belli e gioiosi del loro stare insieme. “Mi passavi di nascosto il cioccolato…”, dice. E Carolina, un’altra nipote, aggiunge: “Custodiremo sempre gli insegnamenti che ci hai lasciato. Ci portavi ad arrampicare e ci raccontavi di quanto tu amassi la montagna. Ci facevi ridere con le tue barzellette, anche se non sempre le capivamo…”.

E ancora: “Ci portavi le chiavette USB con le tue fotografie e molte ti ritraevano con nonna Aurora. Oggi saresti fiero di quello che in questi giorni è stato scritto su di te. Ti piaceva tanto, la montagna, ma ti piaceva anche il golf e adesso sei andato a giocare in un posto migliore. Nonno, ti ameremo sempre!”.



A Mandello Lario è il giorno dell’ultimo saluto a Giorgio Redaelli, morto all’età di 86 anni. Era il “re del Civetta” ed è stato uno tra i più grandi alpinisti europei degli anni Cinquanta e Sessanta. Guida alpina e accademico del Cai, aveva vestito il maglione rosso dei Ragni. E nella chiesa parrocchiale del “Sacro Cuore” questa mattina c’erano anche loro. C’era il presidente Luca Schiera. E c’era Luigino Airoldi, classe 1931, gloria del mitico gruppo “della Grignetta”.

C’era Roberto Combi, sindaco di Cassina Valsassina, il paese che da anni Giorgio Redaelli aveva eletto a sua dimora. C’era Sergio Gatti in rappresentanza dell’amministrazione comunale di Mandello, dove l'alpinista era nato nel luglio 1935. E c’era il labaro del gruppo "Monte Medale" di Rancio e Laorca dell’Ana.

Sulla bara, accanto a un cuscino floreale dai vivacissimi colori, la foto del grande alpinista e il gagliardetto della sezione Agordina del Cai fondata nel 1868, quasi a voler richiamare il fortissimo legame di Redaelli con quella terra e con quelle montagne teatro di tante sue conquiste.



A officiare il rito funebre don Ambrogio Balatti, come Redaelli originario di Mandello. Lo ha ricordato, introducendo la sua omelìa, il sacerdote: “Proprio qui, all’ombra della Grigna, è nata ed è cresciuta una lunga schiera di alpinisti”.

Poi subito una metafora: “Chi ama arrampicare ci ricorda il cammino della vita, che ha sempre qualche vetta da scalare, qualche traguardo da raggiungere e che soprattutto richiede anche tanta fatica”. “Ma proprio questo è il senso dell’esistenza di ciascuno di noi - ha aggiunto - e nostro compito è saperla affrontare con i suoi ostacoli per raggiungere un giorno la gloria che il Signore ci ha garantito”.

Quindi un’altra metafora: “Chi ama scalare arriva in cima e da lassù assapora la gioia e gode la vista di panorami impagabili. Soltanto il Signore, però, ha superato la vetta della morte e ci ha aperto la luce della risurrezione. E la nostra fede è un’anticipazione di quella stessa luce”.

“Una montagna può essere salita anche in solitaria - ha concluso don Ambrogio - ma più spesso la si affronta in cordata. Così è il cammino della vita”.

Alla Comunione la chiesa intona il Signore delle cime. Nicoletta, figlia di Giorgio Redaelli, si alza e accarezza dolcemente la bara con le spoglie del padre. Addio, “re del Civetta”!


 

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