23 novembre 2021

Anno 1928, i cittadini mandellesi scrivono al prefetto: “Assurdo voler ridurre le aree pubbliche”

Altre pagine, altre informazioni e nuove proteste negli "appunti" di Luciano Rossi sulla storia dei giardini pubblici a lago



Un’altra puntata della storia dei giardini pubblici di Mandello Lario. A scriverla è sempre Luciano Rossi, che questa volta dà voce alle proteste della cittadinanza (si è sul finire degli anni Venti) per la cessione di determinate aree.

Anno 1928. Eravamo alle proteste per la concordata cessione a Falck di parti della Gera pubblica, in cambio dell’arginatura della sponda sinistra del Meria. Ma perché soltanto ora, se il progetto è del 1926? Perché nel frattempo è cambiato l’accordo. Ho trovato altri accenni in nuovi documenti che spero chiariscano meglio la questione.

A Falck non verrebbero più ceduti gli appezzamenti verso il Meria indicati sulla mappa dell’ingegner Guzzi con una sorta di semicerchio, che erroneamente avevo ipotizzato come area mercato, bensì - oltre al terreno presso la darsena - anche una parte consistente della rinnovata piazza del mercato. Questa corrispondeva in pratica all’attuale piazza Garibaldi da poco trasformata e faceva tutt’uno col prato-giardino che si affacciava su via Manzoni. Da ciò le proteste.

Il mese tra metà settembre e metà ottobre fu davvero di fuoco. La grossa sorpresa viene infatti da tre gruppi di cittadini che separatamente manifestano la volontà di far sentire la loro voce a difesa del paese. I primi due non fanno neppure riferimento al Fascio, il terzo sì. Leggiamoli insieme, cominciando da quello scritto nei giorni delle dimissioni di Bruschetti.



58 cittadini, primo firmatario Fasoli Giuseppe fu G.Battista, inviano al prefetto di Como una protesta contro la vendita decisa dal commissario prefettizio al commendator Falck “del lotto segnato numero 6, attualmente prato arborato pubblico, perché da questi sia incorporato nella sua già vasta possessione”, nonché della “già ristretta area del mercato”.

Aggiungono che ciò “è in contrasto alle direttive attualmente prescriventi gli spazi verdi ed arborati pel miglioramento igienico delle popolazioni” e che, per l’aspetto finanziario, si potrebbe certamente “avere da chiunque patti migliori per la sistemazione del Meria”.

La conclusione è un atto di accusa deciso: “Mentre tutti i Comuni cercano ogni mezzo per ampliare le aree pubbliche, è un assurdo che proprio in questo si vogliano ridurre le stesse con evidente danno pel Comune”. Seguono tutte le firme, con molti cognomi tuttora diffusi a Mandello.

Una settimana dopo sono i “frontisti del pubblico giardino lungo la strada comunale” a esporsi, ovvero gli abitanti della parte bassa dell’attuale via Manzoni, che allora si chiamava via per Tonzanico. Sono i dirimpettai del lotto 6 e già si vedono un prossimo muro Falck arrivare fin davanti alle loro finestre.

Scrivono alla Giunta comunale amministrativa di Como per pregarla di “voler considerare non tanto il fatto della diminuzione di aria e di veduta per grandiosi caseggiati popolari e pubblici esercizi, quanto il danno evidente che deriverebbe a questo paese di villeggiatura dalla soppressione dell’unica area a verde di pubblico accesso”.



Richiamano inoltre l’attenzione “sull’inopportunità della cessione delle altre aree di piazza Gera”, argomentando che le opere di arginatura potranno a tempo opportuno essere realizzate a spese del Comune, cioè dei cittadini, “perché le popolazioni, pagato l’esattore, dimenticano il bruciore del sacrificio compiuto, ma non perdonano mai che sia stato sacrificato il loro diritto di sviluppo materiale ed estetico”.

Tra i firmatari c’è Giulia Pini, che aveva acquistato la casa a lago e discendeva dalla famiglia di garibaldini che abbiamo incontrato nell’Ottocento, e quattro fratelli Agostini che gestivano il ristorante “del Porto”, oggi “Giardinetto”.

Un’altra settimana e siamo ai primi di ottobre. Ricorre al prefetto di Como un terzo gruppo di cittadini, che si qualificano come industriali, commercianti, possidenti, primo firmatario Tullio Redaelli Spreafico.

La loro denuncia è lunga e articolata. Fanno presente che “la cessione di parte dell’area in piazza del mercato, oltre a privare il Comune di un appezzamento di terreno prezioso in sé e da anni sistemato a giardino, comprometterebbe la viabilità e l’estetica della migliore piazza del paese e diminuirebbe di non poco l’area già insufficiente destinata al mercato mensile”. Inoltre questo “costringerebbe il Comune a levare la targa murata a Garibaldi e una grande colonna commemorativa, con spesa certamente rilevante e con l’incognita di trovare una uguale posizione degna e adatta”.

Quanto poi all’appezzamento attiguo alla darsena, la sua vendita impedirebbe l’ampliamento del molo, lo scarico di pietre e altri materiali per l’edilizia (ne arrivavano in gran quantità via lago) e della ghiaia del Meria, “e toglierebbe la vista del lago al retrostante terreno che si vorrebbe abbellire sistemandolo a giardino”.

Aggiungono, con una notazione fine, che “non è da trascurare l’affettività che la popolazione porta a dette aree”, terminando però in tono molto duro: “Non si riesce a comprendere come il signor commissario, sconsigliato all’unanimità dalla Commissione edilizia e dal Fascio locale, persista, in odio alla popolazione, in detto provvedimento”.

Fermiamoci un momento a riflettere. La Gera almeno in parte si sta trasformando. Da zona ghiaiosa e alberata (soprattutto pioppi e gelsi) qui assume una nuova prospettiva, con un’ampia area, la piazza del mercato, sistemata a giardino. E’ di fatto il primo giardino pubblico di Mandello. E cogliamo anche la nuova sensibilità dei cittadini che a questi spazi verdi ci tengono e, ora che li vedono destinati a un privato, non vogliono rinunciarvi.

E il podestà Garcea e Falck come reagiscono? Alcune cose, non tutte, ce le diranno i documenti dell’archivio storico del Comune...

Luciano Maria Rossi

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