06 giugno 2021

Don Ambrogio Balatti: “Dissi al vescovo che suor Maria Laura era una martire della carità”

Nel giorno della beatificazione, il sacerdote mandellese che fu arciprete a Chiavenna ricorda la religiosa uccisa con 19 coltellate la sera del 6 giugno 2000: “Ero certo che sarebbe diventata una luce per tutti”

Don Ambrogio Balatti, arciprete di Chiavenna dal 1994 al 2016.


di Claudio Bottagisi

E’ la domenica della beatificazione di suor Maria Laura Mainetti, non una domenica come le altre per la comunità lariana e per la diocesi di Como. E’ il 6 giugno 2021, una data che assume grande rilevanza per don Ambrogio Balatti, il sacerdote originario di Mandello Lario che nel 2000, anno in cui la religiosa nativa di Colico venne uccisa da tre ragazze con 19 coltellate per un rito satanico, era arciprete a Chiavenna, dove fu assassinata suor Maria Laura e dove lui sarebbe rimasto fino al 2016.

“Volevano far vincere il male ma hanno fatto trionfare il bene”, ha ripetuto in più occasioni don Ambrogio, classe 1940, riferendosi al gesto efferato delle tre minorenni.

“Un evento tragico - aveva avuto modo di dire il sacerdote in un incontro da lui tenuto a Mandello nel 2014 proprio sulla figura di suor Maria Laura - e già nelle ore immediatamente successive al delitto tutti, a partire dagli inquirenti, si interrogavano sul perché era potuto accadere. Perché a una persona così buona? Perché, visto che tra la religiosa e quelle tre ragazze non vi era alcuna relazione né alcun gesto da vendicare? Perché, considerato che non volevano neppure rapinarla?”.

“Per vincere la noia - aveva affermato il sacerdote - e per risvegliare Chiavenna, si era detto inizialmente. Poi però era uscito il satanismo come chiave di lettura e man mano che passavano i giorni si era fatta strada la consapevolezza che le tre ragazze erano schierate dalla parte del male e volevano farlo prevalere a ogni costo”.

Non ha dimenticato, don Ambrogio, quella sera di giugno di ventun anni fa, non ha dimenticato il gesto di suor Maria Laura di perdonare, prima di morire, le sue carnefici. Non ha dimenticato le tappe che avevano portato quelle tre ragazze ad avvicinarsi prima all’occultismo poi al satanismo, inducendole tra l’altro a inneggiare a Lucifero pochi mesi prima del delitto attraverso un’inequivocabile scritta apparsa sul muro del cimitero di Chiavenna.

Non ha dimenticato che il miracolo della religiosa appartenente alla congregazione delle “Figlie della Croce” è rappresentato dalla sua luminosa testimonianza, al punto che le stesse giovani che volevano far prevalere il male hanno dovuto poi rendersi conto che puoi anche togliere la vita ma non puoi distruggere l’amore. E in questi anni ha continuato a ripetere che con suor Maria Laura “predomina la luce che vince le tenebre”.



“Sì, ero sicuro che sarebbe diventata una luce per tutti - dice don Ambrogio in queste ore che precedono la cerimonia di beatificazione allo stadio comunale di Chiavenna - perché la sua era una luce sfolgorante e ancora oggi provo un grande senso di riconoscenza verso di lei per quello che ha saputo testimoniare, per la sua grande fede e per il suo coraggio. Era disposta a dare tutto di sé e lo ha dimostrato in ogni circostanza, fino alla morte”.

Ma era certo, don Ambrogio Balatti, che il cammino successivo all’uccisione della religiosa sarebbe sfociato nella sua beatificazione? “Ne ero più che consapevole - risponde senza esitazioni il sacerdote - e non a caso ero stato il primo, subito dopo quell’atroce delitto, a dire all’allora vescovo Alessandro Maggiolini che suor Maria Laura era una martire della carità”. Una martire che da oggi si aggiungerà alla schiera dei beati.

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