01 novembre 2021

Don Feliciano: “Ho conosciuto don Roberto in Seminario, era la dolcezza fatta persona”

Il sacerdote da pochi giorni a Mandello ricorda “il prete degli ultimi” ucciso poco più di un anno fa a Como e del quale si è affacciata proprio questa settimana l'ipotesi della beatificazione

Don Roberto Malgesini, ucciso a Como nel settembre 2020.


(C.Bott.) L’ipotesi della sua beatificazione è coincisa, non casualmente, con il processo a Ridha Mahmoudi che si è concluso nei giorni scorsi con la condanna all’ergastolo del tunisino cinquantaquattrenne che nel settembre dello scorso anno uccise a Como don Roberto Malgesini.

Un’ipotesi, per ora, anche perché per avviare un processo di beatificazione, come previsto dal diritto canonico, devono essere trascorsi almeno cinque anni dalla morte della persona della quale si chiede che possa essere venerata appunto come beata.

Nella ricorrenza di Ognissanti è parso peraltro oltremodo significativo il riferimento a don Roberto da parte di don Feliciano Rizzella, il sacerdote quarantaseienne accolto proprio in questi giorni dalla comunità pastorale di Mandello Lario.

All’omelìa della messa delle 11 al “Sacro Cuore” don Feliciano ha detto di avere avuto la fortuna di conoscere in Seminario don Roberto Malgesini. “Era la dolcezza fatta persona”, ha detto di lui.

In precedenza, introducendo la sua omelìa appunto nel giorno della solennità di Ognissanti e accostando il concetto di felicità alla gioia di cui parlava il Vangelo di Matteo dedicato alle beatitudini, don Feliciano aveva fatto ascoltare un passaggio di un bellissimo monologo di Roberto Benigni di qualche anno fa.

“Cercatela tutti i giorni, continuamente - sollecitava il grande attore, regista e sceneggiatore - Chiunque mi ascolta si metta in cerca della felicità. Ora, in questo stesso momento, perché è lì. Ce l’avete. Ce l’abbiamo. Perché l’hanno data a tutti noi. Ce l’hanno data in dono quando eravamo piccoli. Ce l’hanno data in regalo, in dote. Ed era un regalo così bello che l’abbiamo nascosto come fanno i cani con l’osso, che lo nascondono”.

E ancora: “Molti di noi non si ricordano dove l’hanno messo. Ma ce l’abbiamo, ce l’avete. Guardate in tutti i ripostigli, negli scaffali, negli scomparti della vostra anima. Buttate tutto all’aria. I cassetti, i comodini, vedrete che esce fuori. C’è, la felicità. E anche se lei si dimentica di noi, non ci dobbiamo mai dimenticare di lei, fino all’ultimo giorno della nostra vita”.

Gioia, felicità, beatitudini e santità. E nella ricorrenza liturgica del 1° Novembre un appello: “Il miglior modo di onorare i santi è imitarli”.

Nessun commento:

Posta un commento