21 dicembre 2020

“Prego, passi pure. Un sollievo che ha il valore di un buon Natale in famiglia”

La testimonianza del mandellese Manuel Bugana, 26 anni, rientrato in Italia due giorni fa da Bedford, in Gran Bretagna, dove vive e lavora da sei anni. “Separato da amici e parenti, sono ora in attesa di un secondo tampone”

Il ventiseienne Manuel Bugana.


Lui è Manuel Bugana, mandellese trapiantato per ragioni di lavoro in Gran Bretagna. Da sei anni vive a Bedford, città nell’Est dell’Inghilterra, capoluogo della contea del Bedfordshire, dove svolge l’attività di ricercatore per conto della “Magnum gelati”. Sabato scorso è rientrato in Italia e ora si trova in quarantena fiduciaria a Fiumelatte di Varenna. Nei suoi progetti vi è il rientro nel Regno Unito il prossimo 12 gennaio. Quella che segue è la sua interessante testimonianza.

“Sono Manuel e da 6 anni lavoro in Inghilterra. La pandemia ha cambiato le mie abitudini, come quelle di molti miei connazionali. Il viaggio per il rientro di Natale per noi è iniziato più di una settimana prima, al passaggio in frontiera, con messaggi scambiati sul “gruppo” di noi italiani a Bedford: “Cosa fate per Natale?”, “qualcuno si organizza per tornare?”, “bisogna fare il tampone?”.

Il mio viaggio comincia lì, con la decisione di tornare in Italia dopo sei mesi di continua permanenza nel Regno Unito. Qualcosa di inusuale, visto che prima della pandemia un viaggio ogni 6-7 settimane era di routine.

Ma il Covid ha portato con sè l’impossibilità di programmare efficacemente e in anticipo voli o rientri, con la paura di essere “messaggero” del virus ai miei familiari “over 60” e con l’incertezza su cosa occorre fare per il viaggio.

Poca informazione è presente su Conslondra, il sito Internet del consolato italiano, e sui siti di prenotazione dei voli, facendo capire in modo molto più che diretto che proprio nessuno vuole farti viaggiare, né le compagnie aeree né il governo italiano.

A questo viaggio mi sono perciò preparato seguendo le linee guida trovate su un allegato al modulo di autocertificazione. Mi sono sottoposto, 48 ore prima di toccare il suolo italiano, al tampone per test PCR, che conseguentemente rilascia il certificato “fit to fly”. Questo è disponibile su prenotazione e soltanto privatamente nelle farmacie e cliniche mediche al costo di 150-170 sterline.

La valigia me la sono preparata il giorno stesso del volo, in quanto fino a 6 ore prima del viaggio i risultati del test non erano disponibili e non sapevo se avrei di fatto potuto viaggiare oppure no.

Mi viene chiesto come ho vissuto il Covid nel Regno Unito. Non diversamente da come sentivo viene vissuto in Italia: con risposte del governo fatte da comunicati alle 17 del sabato sera. In molti casi non è stato fatto abbastanza e taluni richiedono misure ancora più stringenti di quelle prese fino ad ora.

Il premier inglese, a differenza di molti altri Paesi europei, aveva promesso ai suoi connazionali un Natale e un Capodanno senza misure governative, ma con il suggerimento di essere “consapevoli” delle proprie azioni. Una promessa che ha dovuto cancellare nell’ormai usuale “breaking news” delle 17 di sabato scorso, quando - imponendo il lockdown a più del 30% della popolazione del Regno Unito - ha dato comunicazione della nuova variante, più contagiosa, del virus.

Le linee guida non sono molto chiare, proprio per scoraggiare i viaggi. E le ultime disposizioni a seguito della nuova mutazione hanno reso lo scenario ancora più incerto, con cambi nell’ordine di ogni ora.



Il mio rientro l’ho programmato per essere il piu “consapevole” possibile. Subito dopo l’atterraggio mi sono messo in quarantena fiduciaria, comunicando all’ASST locale il mio rientro e il domicilio provvisorio tramite un form online.

Separato da amici e parenti, sono ora in attesa di un secondo tampone programmato 5 giorni dopo il rientro. Quest’ultimo per confermare di non essere stato esposto al virus durante il viaggio. Soltanto allora potrò ricongiungermi con la mia famiglia e concludere il mio viaggio di Natale”.

1 commento:

  1. Ottimooo. Forwardo questo articolo a mio figlio Cesare, chef in Washington DC, USA, dove lui è rimasto bloccato senza poter purtroppo tornare qui sul Lario.

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