05 ottobre 2022

Don Filippo Macchi dal Mozambico: “L’aiuto che ci serve è quello di non sentirci soli”

L’audiomessaggio del sacerdote che fu vicario a Mandello verrà diffuso domenica alla partenza della camminata missionaria

Don Filippo Macchi



(C.Bott.) “Sono contentissimo che abbiate voluto organizzare questa iniziativa pensando anche a me e a questa nostra missione diocesana. Sono felice di essere qui, il posto è bello e c’è brava gente. Ed essere qui mi aiuta ad avere più sete di vita, più sete di felicità vera, più sete di Gesù Cristo”.
 
In un audiomessaggio che domenica prossima, 9 ottobre, verrà diffuso prima dell’inizio della camminata organizzata dall’Oratorio, don Filippo Macchi si rivolge agli “amici mandellesi” a quasi un anno dalla sua partenza alla volta dell’Africa, destinazione la missione diocesana in Mozambico nella provincia di Nampula.
 
Il sacerdote, che fu vicario a Mandello “Sacro Cuore” dal 2006 al 2012, dice di voler entrare sempre più nel cuore della gente del posto. “Non è semplice - afferma - ma ci si prova, giorno per giorno e tra un errore e l’altro”.
 
Poi alcuni riferimenti alla situazione di grande incertezza e preoccupazione che il Mozambico vive da ormai un mese e che a inizio settembre è costata la vita a suor Maria De Coppi, originaria di Vittorio Veneto, in Africa fin dai primi anni Sessanta, vittima di un attacco terroristico che ha interessato la missione cattolica di Chipene, nella diocesi Nacala, dove operano le suore comboniane e i missionari “fidei donum” della diocesi di Pordenone.
 
Chipene è la missione che un anno fa aveva accolto don Filippo subito dopo il suo arrivo in terra africana. “Il 7 settembre - racconta il sacerdote - una ventina di persone armate, appena maggiorenni, sono arrivate di notte con l’intento di bruciare la missione e togliere alla gente ciò che dava loro speranza. L’interno delle strutture della missione, costate anni e anni di lavoro, è stato dato alle fiamme, alcune suore sono rientrate in Italia e in città è rimasto soltanto il parroco”.
 
“Molti sono fuggiti dai villaggi - aggiunge - e centinaia di famiglie si sono viste costrette a lasciare le loro case e i loro campi, abbandonate a una precarietà senza grandi speranze”.
 
Poi un appello: “L’aiuto vero, quello che realmente ci serve è non sentirci soli. In questi mesi ho sperimentato la vicinanza di tanti amici, anche sulle rive del vostro lago, la paternità del nostro vescovo e l’affetto della diocesi di Como. Sappiate che qui, nonostante tutto, c’è sempre tanta fiducia nella vita e tanta voglia di riprendere il filo delle cose, di gioire, di fare festa quando c’è bisogno e anche la disponibilità a sostenersi vicendevolmente”.
 
E un’ultima sollecitazione ai destinatari dell’audiomessaggio: “Tenete lo sguardo aperto al mondo”.

Nessun commento:

Posta un commento