04 dicembre 2022

Abbadia. Ad Adriana e don Battista Cossali il Premio Graziella Fumagalli e Madre Erminia Cazzaniga

Il riconoscimento verrà attribuito la sera di giovedì 8 dicembre nella palestra comunale del centro sportivo di Sirtori, in Brianza

Don Battista Cossali in una foto che lo ritrae con la sorella Adriana.



(C.Bott.) Hanno vissuto a lungo in Brasile al fianco dei bisognosi e dei più fragili. Lui, don Battista Cossali, classe 1921, venne ordinato sacerdote nel 1945 e svolse gran parte del suo ministero in terra di missione, dove operò dal 1965 al 2005 prima di rientrare in Italia e stabilirsi nella “sua” Abbadia Lariana, dove morì nel gennaio 2010. Lei, sua sorella Adriana, vive tuttora ad Abbadia e per lunghi anni affiancò don Battista in terra di missione. Lo scorso mese di novembre ha tagliato il traguardo dei 98 anni.
A loro quest’anno verrà assegnato il premio dedicato alla memoria di Graziella Fumagalli ed Erminia Cazzaniga, che con dedizione e spirito di abnegazione dedicarono la vita ai più poveri, sino al sacrificio estremo.
L’idea di mantenere vivo il ricordo della dottoressa Graziella Fumagalli, medico specializzato in chirurgia pediatrica uccisa nel ’95 in Somalia nel centro antitubercolare della Caritas che lei stessa dirigeva, prese corpo nel 1997. L’amministrazione comunale di Casatenovo istituì dapprima borse di studio per studenti di medicina e biologia, infermieri o volontari impegnati attivamente in iniziative di solidarietà nei Paesi in via di sviluppo. Dopo le borse di studio, nel ’99 venne istituito il Premio “Graziella Fumagalli”, che già alla seconda edizione vide il coinvolgimento del Comune di Sirtori e della Provincia di Lecco a seguito della tragica morte di Madre Erminia Cazzaniga, avvenuta a Timor, nel settembre di quello stesso anno.
Da allora il premio viene assegnato ogni anno a singole persone, enti pubblici o privati e associazioni che seguendo l’esempio di Graziella Fumagalli e di Madre Erminia Cazzaniga si siano distinti nel compiere azioni di solidarietà e fratellanza in ambito internazionale.
La cerimonia di consegna avverrà giovedì 8 dicembre alle ore 21 nel segno del motto “Le pagine scritte con la vita hanno lasciato un segno” e si terrà presso la palestra comunale del centro sportivo “Enzo Bearzot” di Sirtori, in Brianza. Nella stessa serata avrà luogo il “concerto per la pace”, che avrà per protagonista il pianista Marco Detto.
Di seguito, i due significativi “ritratti” di Adriana e don Battista Cossali delineati da don Tullio Salvetti (nativo di Colico, fu parroco ad Abbadia Lariana dal 1982 al 1995) e dal Gruppo missionario "Grigne".
 
“A ogni ora qualcuno bussava alla porta della casa parrocchiale”
L’immigrazione irregolare preoccupa tutti. Siamo colpiti dai barconi che arrivano dall’Africa, facciamo meno attenzione a coloro che vengono dal Sud America con il visto turistico e poi si fermano in Italia clandestinamente in attesa di qualche sanatoria. Quasi tutte le forze politiche sono d’accordo nel dire: investiamo nei Paesi in via di sviluppo in modo che vivano bene nei loro Paesi e non sentano il bisogno di emigrare. Si può investire con capitali elargiti ai governanti, troppe volte corrotti, o in istruzione e educazione della gente, che in quel modo può riscattarsi dal sottosviluppo in cui si trova.
La Chiesa cattolica ha fatto questa scelta, ha inviato e continua a mandare missionari in tutto il mondo per alleviare le sofferenze delle popolazioni.
Don Battista Cossali l’ho conosciuto negli anni Cinquanta nel Seminario di Como come insegnante di lingua francese nella scuola media che frequentavo. A noi appariva come una persona preparata, ma un po’ burbera. Mai avrei pensato che  partisse per le missioni e invece nel 1965 decise di lasciare l’insegnamento e di andare in Brasile come missionario fidei donum, cioè come sacerdote diocesano destinato a una parrocchia in terra di missione.
 
Don Battista Cossali

 
 
Nel 1980, dopo aver maturato la pensione, lo ha raggiunto la sorella Adriana. Hanno passato insieme 25 anni a Barra do Mendes, un comune sperduto dello Stato di Bahia, a servizio della popolazione del luogo.
Con un gruppo di parrocchiani di Abbadia siamo andati a trovarli nel 1992 e, pur avendo trascorso un breve periodo di tempo con loro, ci siamo accorti del grande lavoro che stavano svolgendo. A ogni ora qualcuno bussava alla porta della casa parrocchiale per i motivi più vari. Per ciascuno c’era un momento di ascolto, di consiglio e di aiuto concreto.
La parrocchia si estende per circa 40 chilometri di lunghezza e ogni giorno, con due fuori strada, raggiungevamo un villaggio. L’arrivo del sacerdote e dei suoi ospiti era una festa per tutti. La gente si radunava nella cappella per la messa o per un momento di preghiera, quindi nella scuola accanto (erano due o tre locali attrezzati alla bell’e meglio) si mangiava, si teneva l’assemblea parrocchiale, si preparavano i matrimoni, i battesimi, si affrontavano i casi più disperati del villaggio.
I due fratelli sono rimasti in Brasile fino al 2005. Don Battista per 40 anni, Adriana per 25. Hanno svolto un lavoro incalcolabile di evangelizzazione e promozione umana. Con grande dispiacere di tutta la popolazione, avendo raggiunto gli 84 anni di età, don Battista decise di rientrare in Italia per morire nella sua terra d’origine, Abbadia Lariana. Adriana ha condiviso con lui un quarto di secolo in Brasile e lo ha assistito fino alla fine, cioè fino al 2010.
Don Tullio Salvetti
 
“Una coppia affiatata, un legame solido e una fede incrollabile”
Don Battista non aveva mai avuto una vita semplice: nato nel 1921, era stato ordinato con la guerra ancora in corso e aveva iniziato il suo ministero sacerdotale nel 1945: dopo i rigidi anni di seminario, in tempo di guerra doveva affiancare le persone che gli erano affidate in un periodo di difficile transizione e ricostruzione.
Dopo un paio di esperienze in parrocchia e un periodo di servizio presso il seminario, aveva colto l’occasione offerta dall’enciclica “Fidei donum” che sollecitava le diocesi del vecchio mondo a “prestare” sacerdoti alle terre di missione ed era partito alla volta del Brasile. Qui aveva forse trovato un mondo più simile a quello della sua infanzia dove potersi mettere a disposizione, con la sua energia, delle comunità affidategli.
Al suo ritorno avrebbe poi raccontato come in quegli anni andasse a visitare le varie comunità a dorso di mulo, affrontando trasferimenti a dir poco complicati. Con il passare degli anni al mulo si sostituì un fuoristrada che accorciò i tempi di viaggio ma non diminuì i pericoli, almeno stando ai suoi racconti nei quali descriveva come più di una volta aveva rischiato di ribaltarsi.
Durante i più di 40 anni trascorsi in Brasile, don Battista era stato affidato a diverse zone pastorali e in particolare negli ultimi 25 anni venne destinato a Irecê, dove lo raggiunse la sorella Adriana che già lo aveva accompagnato nelle sue prime esperienze sacerdotali in Italia. I due costituirono una coppia ben affiatata, basata su un legame solido e una fede incrollabile.
Don Battista spesso in giro per i villaggi ad annunciare la Parola e Adriana sempre disponibile presso la casa parrocchiale, pronta ad accogliere qualunque esigenza e a scrutare l’orizzonte sperando che il fratello tornasse sano e salvo (e spesso tornava molto oltre il previsto per essersi dedicato al di là del tempo limite alle persone incontrate durante la giornata).
Don Battista aveva passato gli 80 anni e Adriana lo seguiva a ruota quando tornarono ad Abbadia Lariana per l’ultimo tratto della loro vita. Tornavano nel paesello natìo dopo avere annunciato la Parola dall’altra parte del mondo.
Visto da fuori poteva sembrare una sorta di riduzione del loro impegno e delle loro prospettive, ma conoscendoli c’è da dire che non hanno mai dato l’impressione di viverla in questo modo. Don Battista si è subito messo a disposizione del territorio e delle necessità cui poteva essere d’aiuto.

Adriana Cossali il giorno del suo 98.mo compleanno.


 
Per quanto ci riguarda, lui e Adriana non mancarono praticamente mai agli incontri del Gruppo missionario "Grigne". A ogni incontro arrivavano sempre informatissimi su tutti gli eventi del mondo e avevano sempre pensieri profondissimi qualunque fosse il tema in discussione. Don Battista aveva una predilezione particolare per gli Atti degli apostoli che, si capiva, erano stati la bussola del suo ministero in terra di missione.
Memorabile fu la predica alla veglia di Pentecoste che gli venne chiesto di animare appena di ritorno: 45 minuti a braccio!
Chiunque ricordi don Battista ha in mente quei suoi occhietti furbi e intelligenti, quel suo pensiero mai scontato e sempre acuto che lasciava spiazzati di fronte a un uomo della sua età.
Che dire poi di Adriana, donna mite e sempre sorridente, disponibile e attenta alle persone: pur se in età avanzata non di rado la si vede andare a piedi in chiesa. E se la incontri ti saluta per nome come fosse cosa normale alla sua età ricordarsi di persone con cui, in definitiva, ha condiviso poco tempo della sua lunga vita.
Saranno i tempi in cui sono venuti al mondo, la famiglia che li ha cresciuti, i geni particolarmente generosi, ma la cosa sicura quando si ha la fortuna di incontrare persone di questa tempra è la chiara sensazione di sentirsi di fronte a qualcuno di speciale, che nasconde la propria unicità in una apparente normalità e che a ogni incontro ti lasciano un sapore particolare e un profumo che sa di divino.
Il Gruppo missionario
 
Oltre che ad Adriana e don Battista Cossali il premio “Graziella Fumagalli e Madre Erminia Cazzaniga” quest’anno verrà assegnato ad Armando Crippa, presidente dell’associazione “Cassago chiama Chernobyl” di Cassago, e a suor Luisa Dell’Orto, la religiosa di Lomagna uccisa la scorsa estate a Port-au-Prince, la capitale e città più popolosa di Haiti.

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