03 gennaio 2023

Il vescovo di Como alla messa per Benedetto XVI: “Ha illuminato la Chiesa con la sua sapienza”

Il cardinale Oscar Cantoni martedì 3 gennaio in Duomo: “Dotato di una gentilezza squisita, unita a tenerezza, era capace di concentrare la sua attenzione con la persona che aveva di fronte, come fosse l’unica, con una cordialità di rapporto sorprendente”

 
Il cardinale Oscar Cantoni in una foto che lo ritrae con papa Benedetto XVI.

 
“Le singole Chiese diffuse su tutta la Terra affidano in questi giorni alla Trinità santissima il papa emerito, Benedetto XVI, l’umile operaio nella vigna del Signore: tanto gli devono per il servizio ecclesiale che ha svolto negli anni del suo pontificato. Anche noi facciamo grata memoria di questo grande pontefice che il Signore ha regalato alla sua Chiesa. Dotato di una fervida intelligenza, unita a profonda modestia, papa Benedetto ha illuminato la Chiesa con la sua sapienza teologica, tanto da essere definito “il Papa teologo”. Ha saputo presentare con semplicità e chiarezza la verità di Dio, mentre ha lasciato trasparire attraverso il suo insegnamento la sua profonda spiritualità”.
Con queste parole il vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni, ha introdotto la sua omelìa nella messa a suffragio di papa Benedetto XVI celebrata nel tardo pomeriggio di martedì 3 gennaio in Duomo.
“Tanto umile quanto coraggioso fino a giungere alle dimissioni dal ministero petrino - ha detto il prelato - quando le sue forze fisiche e psichiche venivano meno, non ha tuttavia abbandonato la Chiesa, che ha sorretto con la  forza della sua assidua preghiera in questi  nove anni in cui ha vissuto nel monastero Mater Ecclesiae in Vaticano in uno stile monastico e con una lucida attenzione alla realtà ecclesiale”.
Poi un riferimento ai suoi incontri con Benedetto XVI: “Lo ricordo nei vari incontri personali vissuti con lui: fu proprio la Conferenza episcopale lombarda a essere ricevuta per ultima in una visita “ad limina” pochi giorni prima del suo trasferimento a Castel Gandolfo. Dotato di una gentilezza squisita, unita a tenerezza, era capace di concentrare la sua attenzione con la persona che aveva di fronte, come fosse l’unica, con una cordialità di rapporto sorprendente. Fino all’ultimo incontro, il giorno del Concistoro, lo scorso 27 agosto, dove completamente afono si è limitato a parlare con i suoi occhi vivaci ai nuovi cardinali, incoraggiandoli e offrendo loro la sua benedizione. Un momento davvero indimenticabile, commovente e di alto profilo”.
Quindi una riflessione a partire dalla parola di Dio appena proclamata: “Il Vangelo proposto è l’incontro tra Gesù e l’apostolo Pietro, sulle rive del lago di Tiberiade. Gesù risorto sorprende Pietro con questa domanda: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?”.  Pietro ha saputo offrire una timida, seppur sincera risposta. Con risolutezza il successore di Pietro, il nostro amato papa emerito Benedetto XVI, si è invece pronunciato senza nessuna esitazione. Al dire di chi gli è stato vicino nelle ultime ore della sua vita terrena, papa Benedetto ha ripetuto in lingua italiana, come ultime sue parole, l’espressione: “Signore, ti amo”. Ha concluso così il suo ininterrotto dialogo d’amore con Cristo, mediante questa solenne professione di fede che rivela una amicizia profonda e sincera che, come ogni vera amicizia, comporta una comunione del pensare e del volere”.
“Papa Benedetto - ha aggiunto il vescovo Oscar - ci ha insegnato a vivere la nostra vita non più per noi stessi, ma con il Signore Gesù a vantaggio degli altri. E più volte ha ripetuto: “Aiutami a diventare sempre di più tuo amico”. Vorrei sottolineare un altro elemento che mi ha colpito dell’insegnamento di papa Ratzinger. Benedetto XVI ci ha ripetuto più volte che soltanto Cristo può pienamente soddisfare le attese profonde di ogni cuore umano e rispondere agli interrogativi più inquietanti sul dolore, l’ingiustizia e il male, sulla morte e sull’Aldilà.  Il centro della vita deve essere quindi nient’altro che il Signore. Annunciare la ragionevolezza della fede è stata una costante preoccupazione del nostro amato papa emerito, tanto che egli ha voluto sottolineare questa verità riprendendola anche nel suo testamento spirituale”.

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