23 giugno 2020

I primi cinque anni della Casa dell’anziano di Lierna. “Non smettiamo mai di sognare”

La direttrice Emanuela Cariboni: “Ho sempre creduto in questo progetto e l’ho portato avanti a testa alta, senza mai pensare che sarebbe potuto andar male. Il tempo mi ha dato ragione”
La prima giornata d’estate alla Casa dell’anziano “Pietro Buzzi” di Lierna è coincisa quest’anno con un anniversario significativo. Abituati a festeggiare i compleanni dei longevi ospiti dell’istituto, nel pomeriggio di domenica 21 giugno sono stati invece ricordati i primi cinque anni dall’inaugurazione della rinnovata struttura.
Dopo un periodo di forzata chiusura, la Casa era stata infatti riaperta nel 2015 da “Residenza Rosella” con una formula totalmente innovativa e vincente: comunità sociale per anziani.
Anche in periodo di emergenza Covid-19, con le dovute cautele, si è voluto quindi organizzare nell’ampio giardino della casa, che si affaccia sul lago, una festa pomeridiana rivolta agli ospiti, scopo e anima dell’attività, con momenti di indubbia emozione e di gioia fraterna.
Degna di nota la coreografia: addobbi e drappi, rose di colore blu e, a campeggiare, il logo di “Residenza Rosella”. Presente al completo lo staff delle operatrici e degli operatori e l’avvocato lecchese Dario Pesenti, attivo nella Casa dell’anziano fin dal giorno della sua apertura.
Il buffet era stato predisposto nel giardino, dunque all’aperto, approfittando della calda giornata estiva, dove gli anziani si sono radunati all’ora della merenda. Il tutto è stato curato, come sempre fin nel più piccolo dettaglio, da Emanuela Cariboni, giovane e dinamica direttrice (e autentica “anima”) della Casa, che per l’occasione aveva anche realizzato una torta multipiano, accompagnata da spumante e bibite per tutti.
Poi il taglio della torta a ricordare idealmente il taglio del “nastro di partenza”, avvenuto come detto cinque anni fa, con lo spegnimento delle candeline e l’immancabile brindisi.
Il post Covid-19 non ha consentito a familiari, affezionati volontari e ai numerosi amici liernesi della Casa, tra i quali il parroco don Marco Malugani e il sindaco Silvano Stefanoni con l’Amministrazione da lui guidata, di essere come di consueto fisicamente presenti. Lo sono stati peraltro idealmente con i loro messaggi di calorosa vicinanza e di amicizia. Tutti, in effetti, hanno voluto essere virtualmente presenti attraverso i social, con i video pubblicati e diffusi e con le foto della giornata.
Davvero emozionante, poi, vedere gli anziani, dopo aver gustato la merenda, intonare canzoni dei loro tempi e far sentire tutti parte integrante della grande famiglia della casa di riposo.
Emanuela Cariboni ricorda, non senza emozione, questo traguardo. “Sono passati cinque anni - afferma - e sono stati anni intensi ma molto soddisfacenti, dal punto di vista sia professionale sia umano, perché credo non vi sia nulla di più bello di poter aiutare gli altri e, nello stesso tempo, potersi realizzare come persona e come professionista. Oggi sono felice perché ho concretizzato quello che per me era soltanto un sogno. Continuo a vivere questa dimensione di positività ogni giorno, cercando di trasmetterla agli altri e soprattutto agli anziani, che sono il centro di questa mia gratificante esperienza”.
Oggi la struttura liernese è consolidata e conosciuta nel territorio lecchese e non solo. Ma qual è la chiave di questo successo?Indubbiamente - osserva sempre Emanuela Cariboni - ho sempre creduto in questo progetto e l’ho sempre portato avanti a testa alta, senza mai pensare che sarebbe potuto andar male. Ho creduto in me stessa e nelle mie capacità, proiettando la mia vita non soltanto sul passato o sul presente ma soprattutto verso il futuro. Chi desidera crescere deve necessariamente evolversi. E ciò che si evolve richiama il futuro”.
E se quel suo progetto non fosse andato come lei stessa si aspettava?Credo che tutto ciò che ci accade non è altro che un mezzo per farci comprendere quanto siamo lontani dalla nostra meta - risponde - Ogni esperienza, sia quelle positive sia quelle negative, è per noi una “scuola” utile a farci imparare e conoscere chi siamo e cosa vogliamo. I fallimenti non esistono, sono soltanto indicatori che stiamo percorrendo una strada non adatta a noi”.
Dopo cinque anni - conclude Emanuela Cariboni - penso proprio di aver trovato la strada giusta. Credo di aver trovato gran parte della mia dimensione, anche se non bisogna mai smettere di migliorarsi e di credere in qualcosa di migliore. Abbiamo la possibilità di vivere, conoscere, crescere e imparare. Ed è bello, e utile, sfruttare queste opportunità”.

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