29 aprile 2021

“Grazie papà, il tuo era il silenzio di chi sa avvicinarsi alla montagna con rispetto”

A Mandello Lario l’ultimo saluto a Corrado Zucchi, “ragno” della Grignetta. La figlia Francesca: “Sei sempre stato un uomo libero e hai voluto che anche noi lo fossimo”



(C.Bott.) “Ciao Corrado, ci vediamo… Ci salutavamo così e non c’era bisogno di aggiungere altro. Oggi io abbraccio tutti voi che siete in questa chiesa. Non possiamo farlo come vorremmo, ma sappiate che la vostra presenza è preziosa e sappiate anche che lui di questo vi è grato”.

E’ la moglie di Corrado Zucchi, Serafina, a prendere la parola prima che nella parrocchiale del “Sacro Cuore” si innalzi il canto del Signore delle cime e dopo che è stata data lettura della “preghiera dell’alpinista”.

E’ il giorno dell’ultimo saluto a un altro "ragno" che se ne va. La bara è appena sotto i gradini che portano all’altare. Sopra, un cuscino di girasoli, la sua foto con il cappello alpino e naturalmente il simbolo per eccellenza della sua appartenenza al mitico gruppo della Grignetta, il maglione rosso.

Sono in tanti i “ragni” che oggi pomeriggio a Mandello Lario hanno voluto dare l’estremo saluto a Corrado Zucchi, classe 1937. Uno di loro, uno che la montagna l’ha avuta nel sangue, fin da giovanissimo. “Uno della nutrita squadra di alpinisti mandellesi che hanno reso onore a questo nostro paese”, per dirla con le parole con cui don Ambrogio Balatti ha introdotto la sua omelìa.

Maglioni rossi in cima alla Grignetta in una foto di molti anni fa. Corrado Zucchi è il primo a destra.


Ricorda, il sacerdote, le prime uscite sulla Grigna, la sua palestra di roccia. “Ma Corrado - dice - ha saputo affrontare le fatiche non soltanto dell’arrampicata ma anche della vita”.

Poi il riferimento alla sua attività di guida alpina. “Ha fatto da maestro ad altri appassionati - aggiunge - e oggi più che mai c’è bisogno di una guida che ci faccia camminare lungo le strade della vita. Abbiamo bisogno di maestri saggi perché troppe volte accade di perdersi in cose superficiali e inutili”.

Servono allora anche guide morali e spirituali. “E in questo senso - sottolinea don Ambrogio - Corrado ha dato il buon esempio, anche nella famiglia e nel lavoro”.

Amava il silenzio, Zucchi. E suo figlio Corrado, che con il padre condivide non soltanto il nome di battesimo ma altresì la grande passione per la montagna e per l’alpinismo (anche lui è uno dei Ragni della Grignetta), lo ricorda. “Il tuo - dice - era il silenzio consapevole di chi sa avvicinarsi alla montagna con rispetto”.

1960, Corrado Zucchi in vetta alla Torre Venezia in Dolomiti.


“Papà, sei stato il mio compagno di cordata ideale - aggiunge - e mi dicevi che sui sentieri dovevo tenere il passo come il “minimo” di una Guzzi. Quante volte ci è capitato di incontrare dopo un’arrampicata tuo fratello Annibale! Anche tra voi poche parole, ma una grande intesa”. Quindi un ultimo riferimento sempre al silenzio, quello che “a volte insegna più di mille parole”.

Dopo Corrado, è la sorella Francesca a ricordare il padre. “Sei sempre stato un uomo libero - premette - e hai voluto che anche noi lo fossimo. Sei stato una roccia e non dimenticherò quello che mi dicevi quando parlavi della “tua” Grignetta. Quella montagna è anche la mia chiesa - eri solito dire - è il mio luogo di meditazione. Lì mi sento libero di pensare, con la consapevolezza che lei, la Grignetta appunto, ci sarà sempre”.

Il rito dell’aspersione e dell’incensazione poi la salma, “scortata” per tutta la durata delle esequie da sei “ragni”, lascia la chiesa. Sì, da oggi la grande famiglia dei “maglioni rossi” è un po’ più sola.



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