26 febbraio 2020

Mandello. I sacerdoti della Comunità pastorale: “Questa precarietà ci ricorda che siamo fragili”

“Gli eventi di questi giorni ci invitano a riflettere sulla nostra comune vulnerabilità, condizione umana spesso dimenticata, quasi che l’uomo di oggi sia diventato onnipotente”
“Carissimi parrocchiani, all’inizio della Quaresima sentiamo l’esigenza di condividere e di rileggere con voi le parole del nostro vescovo, con la speranza che ciò che stiamo vivendo possa essere quel deserto capace di risvegliare in noi la nostra umanità e la nostra sete di Dio. Viviamo un momento difficile, di grande provvisorietà, ma dobbiamo aiutarci a mantenerci uniti e sereni, nonostante la paura e l’incertezza, senza provocare situazioni di panico”.
Inizia così la comunicazione diffusa in occasione dell’inizio della quaresima da don Giuliano, don Andrea, padre Paolo, don Ambrogio e don Mario.
“Se la vita delle nostre comunità parrocchiali è ridotta - scrivono i sacerdoti della Comunità pastorale di Mandello - non di meno si deve rallentare la nostra comunione, che si manifesta con una vigile attenzione verso le singole persone, soprattutto i più anziani, che non possono essere lasciati soli, e gli ammalati. Siamo vicini come comunità cristiana a quanti operano nel campo della sanità, esponendo le loro persone al rischio di contagio, a tutti coloro che sono impegnati nella tutela pubblica e a quanti promuovono la ricerca scientifica in vista di individuare cure e vaccini adatti”.
“In questo periodo - aggiungono - la famiglia può ritrovare la sua vocazione originaria di “Chiesa domestica”, così che è facilitata nel pregare insieme anche attraverso i mezzi di comunicazione”. E’ dunque il momento “per ritrovare l’unità familiare, tante volte diminuita dalle frequenti occasioni di dispersione a causa dei tanti, troppi impegni dei singoli componenti”.
Poi altri riferimenti all’emergenza coronavirus che ha indotto anche la diocesi di Como ad adottare provvedimenti significativi, a partire dalla sospensione delle messe. “E’ questo un tempo opportuno per ulteriori considerazioni - osservano al riguardo don Giuliano, don Andrea, padre Paolo, don Ambrogio e don Mario - perché gli eventi di questi giorni ci interpellano come credenti. Giungono a noi, del tutto impreparati ad affrontarli, e devono essere interpretati alla luce della fede in Dio, che anche nel presente non cessa di essere padre buono e misericordioso. Si rifletta sulla nostra comune vulnerabilità, condizione umana troppo spesso dimenticata, quasi che l’uomo di oggi sia diventato onnipotente. Non cessiamo, nonostante il progresso tecnico e della scienza, di essere creature deboli e fragili. Questa situazione di precarietà e disorientamento, in cui tutti siamo dolorosamente coinvolti, ce lo insegna con chiarezza”.
“In questi frangenti - si legge sempre nella nota dei sacerdoti della comunità pastorale - emerge il grado della nostra umanità. C’è chi vive “alla caccia dell’untore”, cercando di evitare accuratamente gli altri, quali possibili portatori del virus. C’è invece chi, pur consapevole dei possibili rischi, tiene conto della presenza degli altri e si pone in atteggiamenti benevoli di solidarietà e condivisione. Possiamo utilizzare questa situazione dolorosa, che tuttavia Dio permette, per ravvivare la vera carità e riscoprire il vero valore della vita”.
Quindi un riferimento alla giornata odierna, mercoledì delle Ceneri: “Mercoledì 26 febbraio noi sacerdoti ci troveremo insieme per celebrare l’Eucaristia che segna il primo passo in questa nostra Quaresima. Lo faremo fisicamente senza popolo, ma spiritualmente uniti a ciascuno di voi. Raccomandiamo a ciascuna famiglia di trovare uno spazio di preghiera in cui magari leggere insieme il Vangelo. Un inizio di Quaresima forse un po’ nascosto, senza cenere in testa, ma non per questo meno vero. Le nostre chiese rimarranno comunque aperte, come ogni giorno, per la preghiera personale. In attesa di ritrovarci di nuovo insieme, nelle nostre assemblee eucaristiche, moltiplichiamo la preghiera, valorizzando la comunione spirituale e la recita del santo rosario”.
E, per finire, un post scriptum: “Le intenzioni delle messe che ci avete affidato saranno celebrate nel giorno concordato. Ovviamente le celebrazioni rimarranno “a porte chiuse” fino a quando non ci sarà dato il permesso di riunirci insieme”.

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